Tibet (4) La Ruota del Tempo e della Vita

E infine eccoci giunti, almeno per ora xD, all'ultimo post sul Tibet.

Qui metto le ultime cose utili da sapere e un paio di consigli musicali.

Augurandoci che dal Tibet giungano tante band pronte a creare il Metal Tibetano xD


Info tratte da



La Ruota del Tempo è il modo tibetano di ancorare l'essere umano alle dimensioni materiale, spirituale ed universale. Essa viene eseguita con sabbie colorate in occasione di iniziazioni o rappresentata su rotoli di tessuto ricamato o dipinto. La Ruota del Tempo o iniziazione del Kalachakra è contemporaneamente l'inaugurazione di un cammino verso la conoscenza e il sentiero che conduce all'armonia. Questa armonia deriva da una sottile risonanza tra il corpo e lo spirito umani verso l'universo esterno che serve loro da scrigno nelle sue dimensioni astrologica e cosmica.
La simbologia della Ruota del Tempo è strettamente legata al nostro mondo e alla nostra epoca: "Noi crediamo nel suo potere di ridurre le tensioni, noi la riteniamo atta a creare la pace, la pace dello spirito, e di conseguenza a favorire la pace nel mondo. Un giorno, nei secoli a venire, il regno di Shambala potrà chiaramente riapparire nella realtà che sembra essere la nostra, e contribuire all'opera d'insieme che ancora dobbiamo compiere in questo mondo."

Calendario Astrologico: Yama, signore della morte, regge un disco nel quale si collocano i tre veleni, gli otto segni di buon augurio e i dodici segni dello zodiaco.





La Ruota della Vita


La Ruota della Vita trascrive visivamente le diverse tappe delle esistenze. La troviamo dipinta sui muri, su carta o tessuti. Essa ricorda a tutti gli esseri sensibili che il fine supremo è nel Risveglio. Riprodotta e raffigurata senza sosta, essa ha accompagnato generazioni di rudi nomadi o di fini letterati sulle molteplici strade della ricerca o della devozione, rammentando a ognuno il tempo che passa e le Quattro Nobili Verità: l'esistenza del dolore, la sua origine e le sue cause, la sua cessazione e la via che vi conduce.






Tradizionalmente, il Signore della Morte dallo sguardo adirato, con i denti sporgenti e la fronte cinta da una macabra corona, tiene stretto tra le vigorose braccia un grande disco dove sono inscritti quattro cerchi concentrici.

Munito di artigli, con una pelle di tigre di cui intravediamo la coda e le zampe posteriori, questo personaggio terrificante porta dei gioielli a serpentina. Si ritiene che raffiguri il destino (karma) e che simbolizzi il carattere transitorio di tutti i fenomeni.


Il percorso da seguire per interpretare questo breviario esistenziale inizia al centro. Il primo cerchio contiene i tre veleni spirituali responsabili dei mali a venire: un maiale nero per l'ignoranza, un serpente verde per l'odio e l'invidia, un gallo rosso per il desiderio e la cupidigia. Un secondo cerchio lo circonda, per metà bianco e per metà nero. Chiunque si lasci intrappolare dai cattivi impulsi imbocca il cammino dell'ombra (ngändro lam) che conduce alle Rinascite infelici e agli inferi. Gli altri imboccano il sentiero della luce (dedrö lam) che conduce alle migliori Rinascite e alle terre della liberazione.
Una dozzina di piccoli riquadri costituiscono il cerchio esterno del grande disco: sviluppano le tappe dell'esistenza umana, con simboli di facile comprensione. Cominciando in basso a sinistra, un vecchio cerca il proprio cammino sotto l'influenza dell'ignoranza, che è un acceccamento spirituale.

Poi, il vasaio che ruota un vaso modella il proprio destino con le sue azioni. La scimmia che salta di ramo in ramo rinvia alla coscienza incontrollata degli ignoranti che occorre disciplinare per conseguirne la padronanza. La barca e i suoi due passeggeri rappresentano il nome e la forma, o le energie - fisica e spirituale - inseparabili nel corso della vita. La casa con cinque finestre della quinta vignetta evoca i cinque sensi e la facoltà del pensiero, senza la quale non è data nessuna percezione del mondo esteriore. L'uomo e la donna abbracciati rappresentano il contatto, conseguente delle percezioni.

Le emozioni vengono dopo: così, la donna che offre da bere all'uomo risveglia il desiderio, simbolo della sete di vivere suscitata dalle percezioni. Da ciò risulta l'attaccamento sensuale, la tendenza ad attaccarsi all'oggetto del desiderio: ed ecco un uomo che coglie i frutti dell'albero.
Nella casella successiva, la graziosa ragazza suggerisce la procreazione, una nuova vita che sta germinando. Poi c'è il parto, una nuova vita. L'ultima tappa terrestre è sanzionata dalla morte, e la preparazione a una prossima nascita in uno dei sei segni che costituiscono il nostro universo.
Tra il cerchio esteriore delle stagioni umane e la doppia via bianca o nera si estendono i sei regni dove l'essere deve rinascere in funzione dei propri atti corporali, della parola e del pensiero. Vediamo il paradiso temporaneo degli Dei, poiché anche gli Dei muoiono, là dove non è rispettato il richiamo del buddha contro la vanità dei piaceri. Nella metà inferiore vi sono tre spazi che è bene evitare: sono luoghi lugubri in cui i cattivi spiriti si accaniscono a moltiplicare i tormenti. A destra vediamo mostri avidi torturati dalla fame e dalla sete che non possono placare i loro desideri. Il loro cielo è tuttavia rischiarato da un buddha che reca uno scrigno colmo di gioielli dello spirito. Un po' più in basso stanno i luoghi infernali, dove regnano fuoco e ghiaccio per punire i colpevoli di cattive azioni perpetrate sono l'influsso dell'odio e della collera.
L'ultima sezione inferiore a sinistra è popolata da animali, schiavi del buon volere di altri essere, e il buddha vi testimonia la sua presenza con il libro. Tra questo regno animale e la sede degli Dei sta lo spazio degli uomini con tutte le loro diversità. è all'essere umano che tocca in definitiva il maggior privilegio, perché in tale caleidoscopio screziato all'infinito egli è il solo a poter compiere scelte, a prestare coscientemente orecchio all'insegnamento del monaco mendicante che gli indica la via che conduce alla cessazione del dolore.
 
Altre informazioni utili:

Il Rosario buddista



(nota bene: i cattolici difatti lo hanno scopiazzato da qui)





 

Altare buddista







I Citipati (maestri delle pire) sono accoliti di Yama e la loro raffigurazione come scheletri danzanti, di solito a coppie, illustra la natura effimera dell'esistenza e sono emblemi della cessazione dell'attaccamento alla vita e delle sofferenze terrestri.



Nota di Lunaria: si confrontino con le nostrane "Totentanz"






Musicalmente, in ambito Metal, il Tibet non è molto citato.
Comunque, qui ci sono un paio di ascolti a tema :D

I russi Shturm con "Appealing to the Spirit of Tibet", ci propongono un Death Metal old style primi 90's, innovato con influenze tibetane

 

 Da NON far sentire al Dalai Lama, non vorrei che gli venisse un colpo xD

Abbiamo poi questi Voodoo Kungfu





che però non sono tibetani, bensì cinesi. Comunque la canzone è in linea col post, quindi ve l'ho linkata lo stesso