The Burning Dogma




1) Ciao! Grazie per avermi contattato! Presentatevi pure ai nostri lettori!

Ciao e grazie mille per l’opportunità di far conoscere i The Burning Dogma presso i vostri lettori.
I Dogma nascono a Bologna da un’idea mia e di Diego (l’altro chitarrista) nel 2008 con l’intento di proporre un death metal quanto più personale possibile, idea poi sviluppatasi negli anni aggiungendo elementi più prettamente dark wave ed electro ’80. Nel 2012 abbiamo dato alle stampe l’Ep “Cold Shade Burning”, ben accolto dalla critica, abbiamo fatto circa una 40 di live in giro per l’Italia e dopo svariati cambi di line up siamo arrivati alla registrazione del nostro primo Lp “No Shores of Hope” nell’estate 2015. La pubblicazione dell’album è avvenuta il 12 Febbraio 2016 sotto la Sliptrick Records.



2) Perché avete scelto questo monicker, The Burning Dogma? Si nota una certa vena iconoclasta anche nella foto di presentazione che vi raffigura come dei preti demoniaci...

Beh, il monicker è stato ispirato da una frase contenuta nel classico brano dei Morbid Angel "Where The Slime Live". Vorrebbe esprimere la volontà di andare avanti, oltre tutti i dogmi o le costrizioni che la vita può portare anche dal punto di vista artistico. Da qui l’immagine di sacerdoti, che non solo incorporano il lato “buono” della vita… ma anche le ansie, le paure, le proprie debolezze.

3) Prima di analizzare il vostro "No Shores of Hopes", sarebbe interessante, al fine di inquadrarvi meglio nell'analisi tra passato e presente, chiedervi qualche nota biografica. Vi siete formati nel 2008 dalle ceneri di una band precedente, chiamata Never Before Midnight (che non conoscevo); in tal senso, potete spiegarci perché avete sentito l'esigenza di formare un nuovo gruppo, e se avete registrato qualcosa, in quel periodo, e se sì, che genere suonavate. è rimasto forse un "filo rosso" che vi collega a quel periodo, oppure avete fatto "tabula rasa" tra i due progetti?

Dei Never Before Midnight non abbiamo testimonianze audio, stiamo parlando di un progetto incentrato su cover di più di 10 anni fa. Diciamo che suonando pezzi dei Moonspell o dei Type 0 Negative ci siamo accorti che volevamo andare ben oltre. Da qui l’idea di fare tabula rasa, cambiare la line up e finalmente indirizzarci verso il nostro vero sound.



4) Veniamo ora al genere che suonate... Leggo dalla bio che lo definite "Death Metal con influenze New Wave, EBM, Dark Rock e Shoegaze". Non avete paura che una simile dichiarazione possa alienarvi (per partito preso e senza che vi abbiano sentito, magari...) le simpatie di chi è rimasto fedele a un certo modo di concepire il Metal, e che non prevede un suo connubio con cose "eretiche" come l'elettronica?

Fin dal principio, e per coerenza rispetto al monicker del gruppo, abbiamo abbandonato consapevolmente l’idea di andare incontro ai gusti di un certo tipo di audience più tradizionalista. È evidente che di metal vecchia maniera nel nostro sound ce n’è da vendere, la base di partenza credo sia chiara, ma non per questo intendiamo sederci su vecchi cliché abusati. Vogliamo fare cose quanto più personali possibili senza per questo snaturare il nostro background per accondiscendere qualsivoglia aspettativa.

A parte questo, effettivamente, ascoltandovi, mi avete fatto venire in mente la scena Avantgarde, alla Arcturus, ma anche un certo Black stratificato e "di classe" alla Anorexia Nervosa (ma anche echi malinconici alla Anathema), se devo essere sincera, più che non il Death, o almeno quello che si intendeva nei primi anni '90... in "Skies of Grey" compare persino una bella voce femminile alla The Gathering del periodo "Mandylion"...

Credo che Debora Ceneri dei Revenience, che ha prestato la sua fantastica voce su Skies of Grey, sarà entusiasta del paragone con Anneke dei The Gathering.
L’Avantgarde, se considerato nel suo insieme, partendo dai Celtic Frost fino ai da te citati Arcturus, sia una nostra solida base di partenza, non tanto nella scelta dei suoni o influenze musicali, quanto nella volontà di ricerca introspettiva. 

 
Direi che probabilmente potreste essere anche apprezzati da chi recentemente sta seguendo la cosiddetta scena "Prog Death Metal", tanto che il vostro sound, e lo si intuisce fin dal primo ascolto, ha una complessità nel song writing quasi progressiva, "decostruita", "stratificata" che ricorda un certo approccio "free" alla Nocturnus (periodo "The Key") nel modo di "incastrare" tra loro metriche, repentini cambi di tempo e atmosfera e strumenti...
Penso che effettivamente tra le vostre track migliori, nel connubio tra brutalità Metal e divagazioni elettroniche (che contribuiscono ad effettare il sound, dandogli un aspetto più inquietante), ci siano "Dying Sun" e "Nemesis"... Penso che qui e lì emerga anche una certa vena Industrial alla The CNK...

Sicuramente il paragone con i Nocturnus calza a pannello proprio per quanto detto sopra: sfuggire a qualsivoglia etichetta e proporre musica di una certa complessità senza cedere all’autoindulgenza strumentale mantenendo saldo il legame fondamentale con le melodie e la capacità di trasmissione delle emozioni, cosa che per noi è vitale.

 
Che differenze ed analogie intercorrono tra questo vostro album e il precedente "Cold Shade Burning", che è stato il vostro debutto?

Beh, innanzitutto abbiamo rivoluzionato la sezione ritmica e questo ci ha permesso di allargare il nostro ventaglio di possibilità ed esperienza. Antero e Simone sono davvero l’anima pulsante della band, permettendoci di rendere i nuovi brani più complessi ed articolati. In più adesso il background musicale personale dei componenti della band si è maggiormente amalgamato anche in direzioni davvero impreviste così da permettere una più facile integrazione delle componenti dark wave ed electro goth all’interno di strutture prettamente metal.


5) Si tratta forse di un concept? Che genere di temi vi piace trattare?

Non si tratta di un concept a tutti gli effetti..diciamo che dal punto di vista tematico, “No Shores of Hope” indica quel momento che molti vivono in cui si sentono braccati, senza via di scampo all’interno di una tempesta dove non si vedono all’orizzonte approdi speranzosi. Credo sia una situazione applicabile ad ognuno di noi. Ed in generale le nostre lyrics trattano sempre di esperienze personali calate nella realtà quotidiana basate sulle difficoltà esistenziali, sulle rovine di un’umanità che degrada ed aliena i propri simili, sulle tragedie che sono succedute nelle nostre vite.

6) E la copertina? è molto curata, effettivamente. Vediamo quella stana figura ammantata che osserva uno sfondo dark-fantasy, con quell'enorme sfera oscura in un cielo apocalittico... è un'eclisse di sole? 



Che significato ha?

Giunti alla fase terminale del processo creativo di “No Shores..” abbiamo sentito l’esigenza di rendere anche graficamente le sensazioni di cui sopra, per cui abbiamo incominciato singolarmente a farci un’idea di come dovesse essere l’artwork del futuro album. Allorché Simone (bass g.) ci fece notare i lavori di un artista francese, Pierre-Alain della 3mmi Design, davvero visionari e mistici; così decidemmo di contattarlo, gli passammo i brani più rappresentativi e lui ha potuto realizzare quanto potete vedere nel cd. Unica modifica chiesta è stata appunto quella di inserire un sole morente (dal brano Dying Sun contenuto nell’album), la sfera oscura da te citata, al centro della copertina. Rappresenta il buco nero che ognuno di noi ha al centro del proprio cuore o della propria mente, uno scrigno dove le proprie paure risiedono celate alla vita e agli occhi, ma sempre presenti…
 

7) Dal punto di vista live? Leggo che nel 2012/2013 avete intrapreso un'intensa attività live in tutta Italia. Mi incuriosisce il fatto che specificate che vi interessa curare molto anche la coreografia oltre che la musica, per offrire al pubblico un'"audio-esperienza". Potete chiarirci anche questo punto? Che genere di coreografie presentate?

La teatralità con cui in sede live portiamo la nostra proposta musicale è confacente alla dimensione musicale stessa: parliamo di sofferenze interiori, spirituali, di catarsi e nemesi, quindi anche a livello scenografico cerchiamo di dare seguito e coerenza a ciò. È anche un modo per noi di calarci nei nostri veri panni, per mostrare le nostre vere facce, distanti dall’alienante quotidianità. Mettersi una maschera per togliersi la vera maschera che nasconde i nostri intimi sentimenti.
Le scenografie variano a seconda dell’occasione: partimmo moltissimi anni addietro inscenando la sepoltura di Cristo con tanto di sudario e trasporto a spalla del corpo di un figurante per poi abbandonare temi prettamente religiosi e dare vita a scenografie più incentrate al suicidio e alle sofferenze psicologiche tramite l’ausilio di performers professionisti.



8) Concludete pure a vostro piacimento!  

Grazie a voi per la bella intervista!! Date un ascolto al nostro nuovo album su Spotify, iTunes o Deezer e se vorrete acquistate una copia fisica presso il nostro store on line presente sulla nostra pagina facebook o sul sito della Sliptrick Records!! Non ve ne pentirete!!!!!!